a cura di Gianfranco Peretti
Musica e cervello
I benefici sul cervello di chi suona uno strumento
Sapete che quando un musicista suona il suo strumento nel suo cervello si attivano dei fuochi d’artificio?
Apparentemente sembra tranquillo e concentrato, mentre legge le note ed esegue abilmente i precisi movimenti richiesti.
Ma nel suo cervello c’è una festa in corso. Come lo sappiamo?
Negli ultimi decenni, le scoperte dei neuroscienziati sono giunte ad una svolta nello studio del funzionamento del cervello, monitorandolo in tempo reale con strumenti come la Risonanza Magnetica Funzionale o la PET (Tomografia ad Emissione di Positroni). Quando una persona è sottoposta ad uno di questi strumenti, operazioni come la lettura o il calcolo matematico stimolano un’area cerebrale corrispondente in cui l’attività può essere osservata.
Ma quando i ricercatori hanno fatto ascoltare la musica ai partecipanti, hanno visto uno spettacolo pirotecnico. Molteplici aree cerebrali si sono attivate allo stesso tempo, mentre elaboravano il suono, lo suddividevano per comprenderne i componenti, come la melodia e il ritmo, e lo ricomponevano in un’esperienza musicale unificata. E il nostro cervello fa tutto questo nella frazione di secondo dal momento in cui ascoltiamo la musica a quando battiamo il piede a ritmo.
Ma quando gli scienziati sono passati dall’osservazione del cervello degli ascoltatori a quello dei musicisti, lo spettacolo pirotecnico si è trasformato in un vero tripudio! Hanno scoperto che, mentre l’ascolto della musica stimola il cervello in attività piuttosto interessanti, suonare è l’equivalente di un’attività fisica completa. I neuroscienziati hanno osservato l’attivazione di molteplici attività cerebrali che elaboravano contemporaneamente varie informazioni in sequenze intricate, correlate e sorprendentemente rapide.
Ma in che modo suonare musica “infiamma” il cervello? La ricerca è piuttosto recente, ma i neuroscienziati hanno le idee chiare. Suonare uno strumento musicale coinvolge ogni area cerebrale allo stesso tempo soprattutto la corteccia visiva, auditiva e motoria. E come l’attività fisica, l’esercizio musicale metodico e strutturato rafforza le funzioni cerebrali, permettendo di applicare quella forza in altre attività.
La differenza più ovvia tra ascoltare e suonare musica è che suonare richiede sottili capacità motorie controllate dai due emisferi cerebrali. Inoltre combina la precisione linguistica e matematica gestita dall’emisfero sinistro, con la creatività gestita da quello destro.
Quindi si è scoperto che suonare musica aumenta il volume e l’attività del corpo calloso del cervello, il ponte tra i due emisferi, così che i messaggi viaggiano più velocemente e per vie diverse. Questo consentirebbe ai musicisti di risolvere problemi in modo più efficace e creativo, sia in situazioni speculative che sociali.
Dato che l’attività musicale coinvolge anche la creazione e la comprensione del suo messaggio e del contenuto emotivo, spesso i musicisti possiedono livelli più alti di funzioni esecutive, una categoria di attività interconnesse tra cui progettazione, strategia e attenzione al dettaglio, e che richiede l’analisi simultanea di aspetti cognitivi ed emotivi. Tale abilità ha anche un impatto sul funzionamento della memoria. Infatti i musicisti hanno capacità mnemoniche più elevate, creano, archiviano e recuperano i ricordi in modo più veloce ed efficace.
Secondo gli studi, i musicisti utilizzano il loro cervello iperconnesso per attribuire molteplici tag* ai ricordi, come un tag astratto, un tag emotivo, uno auditivo e uno contestuale, proprio come un motore di ricerca del Web.
Allora come sappiamo che questi benefici sono specifici della musica e non riguardano, ad esempio, lo sport o la pittura? O forse chi si dedica alla musica è di principio più intelligente? I neuroscienziati hanno studiato tutto questo, ma per ora hanno scoperto che gli aspetti artistici ed estetici dell’apprendimento di uno strumento sono diversi da qualsiasi altra attività, incluse le altre espressioni artistiche. E studi casuali sui partecipanti con livelli analoghi di capacità cognitive ed elaborazione neuronale hanno mostrato che quelli sottoposti ad un periodo di apprendimento musicale hanno subito un potenziamento di molte aree cerebrali rispetto ad altri. La recente ricerca sui benefici mentali derivanti dal saper suonare, ha potenziato le nostre conoscenze sull’attività mentale, rivelando i ritmi interiori e la complessa interazione che compongono la straordinaria orchestra del nostro cervello.
* Tag è un contrassegno che si applica agli oggetti per poterli classificare in categorie e quindi facilitarne la ricerca